Il teatro come arte, il teatro come cultura, il teatro come divertimento, il teatro come momento di aggregazione e di costruzione di legami. Quanto è importante fare teatro (e dargli spazio) in una realtà come la nostra? Per capirlo, abbiamo incontrato Giovanna Del Vecchio, della “Compagnia Teatrale Liberato Venditti”, che ormai da poco più di 30 anni opera a Piedimonte Matese.
Ci può raccontare come e quando nasce l’idea di creare la Compagnia Teatrale Liberato Venditti e il perché del suo nome?
«La Compagnia Teatrale Liberato Venditti nasce nel 1986 come Filodrammatica Aurora Sanseverino, per volontà di Tittina Del Vecchio e Mario Martini, pionieri di un nuovo modo di fare aggregazione e comunità, attraverso lo sport, la formazione, la cultura e la creatività. Poi nel 1990 la Filodrammatica cambia nome e diviene Gruppo Teatrale Piergiorgio Frassati, raccogliendo nuovi amici. Infine nel 2000 si costituisce ufficialmente La Compagnia Teatrale Liberato Venditti, dedicata alla memoria del caro amico nonché attore Liberato Venditti, scomparso giovanissimo in tragiche circostanze. Siamo in scena praticamente da più di trent’anni.»
Come siete cresciuti in questi anni? Quali sono le difficoltà che avete incontrato, e incontrate tuttora, nel vostro percorso? Le strutture presenti sono adeguate per le vostre attività?
«Nel corso di questi trent’anni circa, la vita stessa ci ha modellati e cambiati, modificando di fatto le nostre strade, le nostre aspettative ed aspirazioni, ma tra di noi siamo ancora gli stessi ragazzi degli inizi….amici e compagni di viaggio. Ci siamo incontrati per caso e abbiamo scelto di restare insieme. Ci siamo divertiti impegnandoci in sempre maggiori sfide, legate al teatro, portando nella recitazione quel plus dovuto alle esperienze personali condito da immutato entusiasmo, leggerezza, motivazione e condivisione. Le difficoltà che abbiamo incontrato sono dovute soprattutto alla mancanza di spazi fisici dove provare e andare in scena, poiché il nostro territorio non possiede strutture adeguate. Posso dire, tuttavia, che abbiamo un grande spirito di adattamento, da veri guitti.»
Come scegliete e preparate i vostri spettacoli? Avete artisti o compagnie che siano di ispirazione per il vostro lavoro? E, soprattutto, avete pensato a scrivere una commedia del tutto vostra?
«Scegliamo i copioni da portare in scena, ricercando nella grandissima produzione dialettale del panorama napoletano. Scegliamo un teatro che regali emozioni, che susciti nello spettatore una connessione emotiva ed uno scambio. Ci ispiriamo, umilmente, ai grandi come Eduardo, Regina, Lina, Peppe. Inoltre stiamo provando a scrivere qualcosa di originale.»
Ritiene che ci sia interesse per il teatro nel nostro territorio? Che funzioni sociali può svolgere per una comunità come la nostra?
«Credo che nel nostro territorio ci sia un grande interesse per il teatro. Lo dimostrano le numerose Compagnie Amatoriali presenti, non solo a Piedimonte, ma anche nei paesi limitrofi. Il teatro svolge una importante funzione sociale, poiché avvicina le persone attraverso una forma comunicativa efficace, capace di entrare in contatto con l’altro e il suo mondo interiore. Nell’antica Grecia, non a caso, il teatro aveva una forte valenza educativa, culturale, politica, nel senso più profondo del termine. Il teatro appassiona, coinvolge, libera, è catartico, metacognitivo. A teatro ci si guarda negli occhi, trasferendo qualcosa e prendendo qualcosa.»
Di cosa ha bisogno Piedimonte per diventare un luogo d’attrazione per gli appassionati di teatro? Cosa potrebbero fare le istituzioni per valorizzare l’attività teatrale?
«Piedimonte ha bisogno di un teatro vero e proprio, come lo era il Mascagni, con annessi spazi laboratoriali dedicati a chiunque voglia sperimentare e mettersi in gioco. Le Istituzioni finora hanno fatto poco o nulla. Occorrerebbe progettare a lungo termine ed avere un piano di sviluppo culturale condiviso con tutti i Comuni del comprensorio matesino. Alcuni comuni, come San Potito Sannitico, si sono attivati riguardo la creazione di strutture polifunzionali.»
Nel campo della didattica ci sono, a suo avviso, iniziative significative che spingono gli studenti ad avvicinarsi al teatro? Crede possa essere costruttivo introdurre la pratica teatrale nelle scuole?
«Sì, nel campo della didattica ci sono iniziative che promuovono negli studenti e nei giovani in generale l’amore per il mondo del teatro. La scuola, da sempre, utilizza questa pratica educativa per favorire l’inclusione ed il successo formativo, dalle Scuole dell’infanzia alle superiori.»
State preparando un nuovo spettacolo dal titolo “Il morto sta bene in salute”. Ci può raccontare di che si tratta e perché avete scelto questo testo?
«Il “Morto sta bene in salute” è una sorta di giallo psicologico comico dove gli elementi della commedia tradizionale sono tutti presenti. La commedia è articolata in due atti basati sulle vicissitudini dei gestori di una piccola pensione, Gennaro e Ninetta Bottiglieri, i quali rinvengono una borsa contenente una grossa somma di denaro. Essi sono all’oscuro del fatto che la somma era stata versata ad un killer per eliminare un concorrente di un capomafia, il quale ora pretende la restituzione dei soldi o che l’omicidio sia commesso. Il rocambolesco susseguirsi della trama, fatta di mafiosi incalliti, milioni spariti, tresche amorose e di vari equivoci, bugie e raggiri si svolge a ritmo serrato nella piccola pensione a conduzione familiare che si chiama “Pensione della tranquillità” ma che, per ironia della sorte, sarà tutt’altro che tranquilla. Il “Morto sta bene in salute” si sviluppa in un susseguirsi di situazioni comiche e colpi di scena che tra una risata e l’altra vi porterà con il fiato sospeso all’inatteso finale. Abbiamo scelto questo copione perché avvincente, con un ritmo veloce e coinvolgente.»
La rassegna teatrale è il modo più diretto per far conoscere ad un vasto pubblico il mondo del teatro, specie se sono invitati professionisti a presenziare e giudicare le prestazioni delle compagnie che vi partecipano. Fino a qualche anno fa si viveva questa realtà e otteneva una risonanza importante in tutto il territorio. C’è ancora qualche rassegna nei comuni della nostra zona? Il pubblico è ancora interessato ad eventi che coinvolgano più comunità?
«Il teatro rappresenta un’opportunità comunicativa notevole tra chi lo fa e chi lo riceve in quanto forma interattiva di linguaggi differenti: verbale, gestuale, musicale, ironica. Uno scambio di sensazioni, emozioni, parole, immagini. Un momento di allegria, distrazione, distensione, riflessione, gioia. Per cui una Rassegna Teatrale è quanto mai auspicabile in realtà come la nostra, meno ricca di spunti e di iniziative rispetto alle città, ma non per questo lenta o distratta. La nostra terra possiede un patrimonio umano da valorizzare e far emergere, anche attraverso la cultura, l’arte e la bellezza. Negli ultimi anni qualche esperienza c’è stata con Teatro D’amatore ad Alife e nel prossimo anno a San Potito ci sarà in programma un piccolo cartellone teatrale, e lo stesso si sta organizzando al Cotton Movie. Iniziative del genere sono ben apprezzate. Mi auguro un risveglio artistico e culturale del nostro territorio, che ha vissuto fasti in un passato non così lontano.»
Grazie a chi “fa comunità” attraverso il teatro. Grazie alla Compagnia Teatrale Liberto Venditti!
Giuseppe Pannone
Nato nel 1996, conduce a Piedimonte Matese una vita dedita alla passione per il teatro. Studia cinema all’Università degli Studi di Roma Tre. Membro di Amici di Pericle, crede che il cosidetto “quarto potere”, in particolar modo televisione e cinema, possa contribuire in modo decisivo ad una nuova consapevolezza civica della comunità.