San Potito

San Potito Sannitico, un laboratorio di cittadinanza a cielo aperto

L’obiettivo di Fare Comunità è anche quello di raccontare esempi positivi di cittadinanza. Per questa volta vogliamo raccontare l’esperienza di San Potito Sannitico, grazie alla disponibilità di Francesco Biondi, Presidente del Consiglio Comunale di San Potito Sannitico, nonché delegato alle attività culturali.

È di pochi giorni fa l’iniziativa che vede coinvolti l’Amministrazione Comunale di San Potito Sannitico, FateLab e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. In cosa consiste? Come si ottiene un’occasione del genere per un piccolo comune?
«È un progetto “in progress”, aperto soprattutto alla partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza. Puntiamo alla realizzazione di programmi congiunti di ricerca e formazione nel settore delle arti visive e dello spettacolo. Quest’occasione nasce da una rete di relazioni istituzionali e informali che portiamo avanti da diversi anni. Tutto si è concretizzato qualche mese fa attraverso un accordo-quadro di cooperazione tra il Comune di San Potito e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Poi nei giorni scorsi abbiamo ospitato, per un primo sopralluogo, gli alunni del corso di Nuove Tecnologie dell’Accademia. Si è respirato un clima positivo. I ragazzi e docenti hanno conosciuto il paese e ci siamo confrontati con entusiasmo sulle attività future. Insomma, ci sono tutti i presupposti per fare un’esperienza significativa». 

Collaborazioni internazionali e valorizzazione del locale. Come riuscite a combinare la dimensione di un piccolo borgo con le prospettive e le esperienze di artisti, talvolta, di spessore internazionale?
«È proprio questa la sfida. San Potito è un luogo del mondo, proprio come Bangkok, Buenos Aires, Avellino o Letino. È un mondo in cui siamo tutti connessi e perciò è ormai superfluo imporci dei confini. Facciamo l’esempio del cortometraggio “Popoff”. È stato girato a San Potito dal regista Domingo de Luis ed ora sta avendo numerosi riconoscimenti nei festival internazionali di cinema. La realtà avanza più velocemente di quello che pensiamo. Con l’arte pubblica, il parapendio, le residenze per artisti si è avviato un processo spontaneo di internazionalizzazione del paese, in cui l’elemento essenziale è il coinvolgimento dei cittadini nelle attività».

San Potito è un piccolo centro che, con gli eventi che propone nell’arco di un intero anno, riesce ad attrarre centinaia di visitatori. Come si fa programmazione in queste attività?
«Da quest’anno avremo a disposizione strutture pubbliche come laboratori, auditorium, un centro polifunzionale. Le strutture consentono di destagionalizzare le attività. Questo per noi è fondamentale per fare del nostro paese un laboratorio a cielo aperto, con attività diversificate e costanti. Non puntiamo a un “turismo mordi e fuggi”, ma ci aspettiamo artisti, pensatori, studiosi che mettano a disposizione idee e competenze per fare attività condivise con gli abitanti».

La percezione è che a San Potito tutti i soggetti in campo (istituzioni, associazioni e singoli cittadini) camminano insieme per il bene dei propri luoghi e della propria gente. Come si è riusciti a costruire questa coesione cittadina?
«Nell’aspirazione di “aprirci al mondo e unire il paese” non c’è mai un punto di arrivo. Il primo passo è sicuramente la condivisione di obiettivi. È necessario il confronto e poi concentrarsi a lavorare sugli obiettivi comuni».

Il nostro blog si chiama Fare Comunità. Cosa significa per voi “fare comunità”? E, soprattutto, quanta strada occorre percorrere per riuscire a creare una rete efficiente di energie nell’intero comprensorio matesino? È possibile fare sinergia con gli altri Comuni del Matese per riuscire a rilanciare l’intera area e rendere l’Alto Casertano un luogo di attrazione per un turismo culturale di grande qualità?
«Per noi “fare comunità” significa accogliere nel paese idee, capitali e persone. A San Potito abbiamo una grande opportunità rappresentata dall’area ex Gezoov — 27 ettari di proprietà pubblica — in cui sviluppare progetti che diano concrete possibilità occupazionali all’intero territorio del Matese. Sul futuro di quest’area, sono già avviate relazioni con le realtà più prossime, ma non precludiamo la strada ad interlocutori internazionali. La nostra fiducia viene delle esperienze di questi anni in cui abbiamo puntato molto sull’arte, sul suo essere linguaggio universale. Vogliamo abbattere barriere e accogliere innanzitutto buone idee. Il confronto è aperto a tutti».

Per essere aggiornati sulla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli e su altre attività culturali, seguite la pagina Facebook di FateLab.

 

Andrea Palumbo

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