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Per quanto noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti

Un’altra tragedia si è consumata  sotto i nostri occhi. È la storia di una famiglia che vive le sue giornate tra lavoro e scadenze. La storia di un uomo, piccolo imprenditore, padre padrone che tutti conoscevano e che perisce per mano di suo figlio. È la storia di un figlio esasperato che, dopo l’ennesima lite violenta in famiglia, accoltella il padre per difendere la madre. È la storia di una madre succube che, per difendere il figlio ed evitargli la galera, se ne assume la colpa.

Patrizia la incontri al mercato coperto, con il suo banco di ottimi formaggi. A metà mattina, ogni  lunedì, “mmezz a u mercato”, da lei ti fermi anche solo a salutarla: è sorridente, allegra. A casa però è un’altra cosa, un’altra donna. Vive ogni giorno, chissà da quanto, la paura dell’uomo che ha accanto, il padre dei suoi figli, il compagno che ha scelto per la vita…

Daniele è quel figlio che in silenzio, e per troppo tempo, ha consolato e sostenuto quella madre che ha sempre taciuto le continue violenze. Suo padre, un violento. Lo stesso uomo che da bambino lo teneva in braccio, che gli ha insegnato ad andare in bicicletta e che ha messo in piedi un piccolo caseificio per dare un futuro alla sua famiglia. Quel futuro non c’è più. È scomparso.

Una domenica qualunque scoppia un’altra furiosa lite. Chissà perché, ma poco importa. Ciò che importa è che quel bambino, ormai adulto, interviene a difendere la mamma. Ci prova. Ci riesce. Nel modo più tragico. Patrizia dice: «Sono stata io». Lo slancio che solo chi ti dà la vita può avere.

È una storia. La storia di tutti i giorni. Oggi ad Alife. Ieri a Dragoni. Domani in qualsiasi altro anfratto.

Il punto è che accade e continuerà ad accadere in ogni dove e in ogni quando se, e solo se, non cominciamo a prenderci delle serie responsabilità sul tema della violenza e non cominciamo ad interrogarci sulla genesi del fenomeno per non piangerne poi gli effetti e i dolorosi epiloghi.

Ogni giorno sentiamo le urla dalla porta accanto, molto probabilmente simili a quelle che ieri si sentivano provenire dalle nostre stesse case e che i vicini hanno fatto finta, come noi del resto, di non sentire. Perché “i panni sporchi si lavano in famiglia” e, farsi “i fatti propri”, ti assicura di “campare fino a 100 anni”, anche se accade, poi, che ogni giorno si dà notizia di femminicidio o altro atto funesto.

Per quanto noi ci crediamo assolti, siamo lo stesso coinvolti!

Bene (anzi, male!), la violenza domestica intrafamiliare altro non è che una delle tante manifestazioni della violenza di genere.

La violenza sulle donne è una questione strutturale di sistema culturale, politico ed economico. Prescinde dalle differenze geografiche, etniche e di sesso. In questo sistema, maschile e femminile sono generi costruiti come opposti, complementari e rigidamente asimmetrici. L’asimmetria di potere si traduce in una maschilità educata a opprimere e a normare la vita delle altre persone, di qualunque genere e di qualunque sesso.

Da sempre vittime di violazioni inaccettabili dei loro diritti umani fondamentali, ancora troppe donne sono discriminate, insidiate e manipolate. Spesso le donne sono anche mamme. Mamme di figli che, loro malgrado, finiscono per essere spettatori o, peggio ancora, protagonisti di scene di quotidiana violenza.

La violenza assistita è una delle conseguenze più subdole, e solo per questo inaccettabili, del silenzio omertoso e connivente di una società tutta dove le istituzioni in primis scaricano responsabilità sui singoli, alimentando conseguenti facili pregiudizi. Troppo spesso assistiamo a giudizi del tipo “succede in tutte le famiglie…”.

Nel nostro lavoro quotidiano al Centro Antiviolenza “Aurora” ci viene spesso detto dalle istituzioni di “non intrometterci, non cercare di risolvere problemi che non ci riguardano”, perché familiari.

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Quando abbiamo scoperto quanta violenza ci fosse in famiglia, abbiamo scelto di essere un supporto per le donne maltrattate: questo è un centro antiviolenza, un luogo di incontro, di discussione, uno spazio per dar voce alla creatività delle donne, per socializzare desideri e paure, per abbattere il silenzio.

Le donne vengono incolpate di venir meno ad un patto, quello coniugale, che assicurava fedeltà e rispetto a costo di qualunque cosa. Da qui il senso di colpa nel rompere una relazione che pesa socialmente e gravemente su loro stesse, su tutta la loro famiglia. Ed ecco il senso di colpa di Patrizia che, pur di salvare la vita al proprio figlio, dichiara un omicidio mai commesso.

Quanto dolore, quanti lutti e quanta prevenzione mancata! Si poteva prevenire la morte e l’accusa. Si poteva evitare lo sfascio di una famiglia se solo si pensasse a legittimare, in senso sostanziale e non come mera dichiarazione di principio, il diritto della donna a non subire, a pretendere rispetto.

La violenza assistita solo nell’ultimo periodo trova spazio nelle riflessioni teoriche e scientifiche. Oggi è assodato che i bambini che assistono alla violenza in famiglia hanno gli stessi danni di un maltrattamento subito direttamente. Ma se non si ha il coraggio di divulgare ciò con convinzione e determinazione, allora, eventi come quelli accaduti ad Alife, continueranno a verificarsi ancora e ancora.

L’associazione Spazio Donna, con i suoi centri antiviolenza e le sue case-rifugio, crede che sia necessario investire sul lavoro di consapevolezza e autodeterminazione delle donne, denunciando e segnalando con forza i soprusi e le discriminazioni di genere. Da circa 5 anni siamo presenti sul territorio matesino con il Centro Antiviolenza “Aurora” a cui è associata la casa-rifugio.

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Ebbene, all’inizio dell’attività ci fu risposto da una rappresentante istituzionale che il problema di violenza in famiglia non esisteva in questo territorio. Ad oggi continuiamo ad accogliere donne che trovano il coraggio di ribellarsi e ci interroghiamo sul perché di tanta omertà, sempre più convinte che sia necessario un lavoro meticoloso e di rete per combattere il fenomeno della violenza di genere.

È necessario parlare ai bambini, ai giovani, alle donne stesse per “smascherare” l’inganno in cui cresciamo da piccoli: il principe azzurro ci libererà.

Spazio Donna si occupa di violenza assistita non solo sostenendo i bambini che accogliamo nelle case-rifugio, bambini sofferenti, danneggiati, troppo spesso adultizzati, ma anche dedicandosi allo studio e alla ricerca. Nell’anno 2016 ci è stato finanziato, grazie al programma europeo Erasmus+, il progetto “WIDE- Witnessing domestic violence and audit education in school system”, volto a sperimentare strumenti educativi per gli insegnanti che si trovano a contatto con bambini di violenza assistita.

Pensiamo che la scuola sia il luogo privilegiato per parlare alle nuove generazioni, per fornire modelli educativi sani ed equilibrati, per interrogarsi sulla differenza dei generi con la valorizzazione di ognuno di essi.

Perché ai giovani viene demandato il compito di migliorare il futuro e noi ci crediamo.

Centro Antiviolenza “Aurora”
via Don Bosco, 1 c/o complesso dei Salesiani
Tel: 0823/354126 – 320/8734937

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