In seguito all’evento svoltosi, giovedì 26 ottobre, all’interno dell’aula consiliare del Comune di Piedimonte Matese, in cui, grazie alla presenza del Prof. Gregorio Arena, si è discusso di amministrazione condivisa dei beni comuni, proviamo a capire meglio in che modo è possibile attuare la sussidiarietà attraverso i Patti di Collaborazione promossi da Labsus (se non sai cos’è un Patto di Collaborazione, clicca qui).
Basta avere un progetto e delle valide braccia a sostenerlo: queste possono essere associazioni o semplicemente un gruppo di cittadini volenterosi, i cosiddetti cittadini attivi. L’obiettivo condiviso per tutti i comuni che hanno intenzione di stipulare i Patti di Collaborazione è quello di valorizzare o, nelle prospettive addirittura più rosee, creare beni comuni per favorire il benessere generale.
Sono tanti i comuni che approvano le iniziative dei propri cittadini attivi e interessano i più variegati campi. Vediamo qualche esempio per semplificare al massimo la questione.
Nel comune di Adelfia, in provincia di Bari, è stato siglato un Patto di Collaborazione, dal titolo “La Buona Terra: legami di prossimità”, con lo scopo di combattere l’esclusione sociale e la povertà che affligge le braccianti impiegate in agricoltura nell’area metropolitana di Bari. Diverse associazioni si impegnano a trovare e applicare soluzioni quali, ad esempio, un fondo mutualistico per tutte coloro le quali incorrono in problemi economici, laboratori e campi estivi per i loro figli. Questo Patto, oltre alla promessa di rispettare i punti in esso stabiliti, crea, in maniera più o meno indiretta, legami di carattere sociale tra gli stessi cittadini.
Un altro esempio di collaborazione fruttuosa tra cittadini e amministrazione lo si ha a Trento, dove un’associazione di skater è riuscita a permettere la ristrutturazione di uno skatepark. Il Patto si intitola “Park Trento” e i protagonisti si impegnano a organizzare corsi, manifestazioni ed eventi che abbiano come fine la promozione dello sport per tutti, cercando di coinvolgere generazioni differenti e creare un punto di ritrovo universale, un centro di aggregazione a tutti gli effetti.
Rivalorizzare aree urbane o, come nel caso del comune di Cortona, in provincia di Arezzo, immedesimarsi nel cittadino stesso e calarsi, dunque, nei panni di chi ha difficoltà. Il Patto, denominato “Spesa Sospesa”, e proposto da associazioni quali la Caritas, spinge i cittadini a pagare prodotti e a lasciarli “in sospeso”, cioè senza prelevarli. I volontari, poi, passano a ritirarli e li consegnano ai più bisognosi.
Mettendo in moto se stessi in maniera disinteressata si smuovono anche gli animi dei più giovani, i quali iniziano a vedere tutti gli ambienti in cui vivono come un bene comune, di cui prendersi cura. Siamo a Collegno, in provincia di Torino, dove un gruppo di ragazzi ha dato il via al progetto “Piazza ragazzabile“, occupandosi della sistemazione della propria piazza, riverniciando panchine imbrattate o estirpando le erbacce.
A Catania, invece, è stata ristrutturata una palestra di scherma in totale abbandono ed è nata la “Palestra delle Arti e della Cultura”. Al suo interno vengono ospitati eventi culturali e artistici, riuscendo così a trasformare il bene abbandonato in un centro polivalente, nonché, anche in questo caso, in un luogo di aggregazione sociale e culturale.
Ma cosa succede se la collaborazione tra amministrazione e cittadini manca da parte di una delle due componenti?
Purtroppo c’è stato qualche caso in cui il Patto di Collaborazione non ha dato i frutti sperati.
A Porcia, in provincia di Pordenone, i cittadini si sono caricati delle spese per il rifacimento del manto stradale: il privato si è addossato un spesa che l’amministrazione comunale non poteva ovviare.
Per formare dei Patti che non vadano a intaccare l’integrità sociale ed economica del cittadino bisogna seguire il Regolamento per la collaborazione tra amministrazione e cittadini per la gestione condivisa dei beni comuni urbani che, per quanto elimini i confini tra ente e cittadini, non ne annulla gli effettivi compiti, i quali sono, ai sensi del suddetto regolamento: per gli amministratori, quello di favorire l’intervento del Terzo Settore ai fini del rispetto della Costituzione (art. 118, ultimo comma); per i cittadini, quello di adoperare le risorse fornite dal primo in maniera diligente e congruentemente con i punti del progetto proposto.
In chiusura, il punto chiave attorno a cui gira l’efficienza dei Patti di Collaborazione è uno: la trasparenza.
Quindi, richiamando le parole tramite cui il filosofo illuminista, Immanuel Kant, stabiliva un nesso tra l’uomo e l’umanità, bisogna trattare la propria persona, e quella di ogni altro, anche come un fine e non soltanto come un mezzo.
Giuseppe Pannone
Nato nel 1996, conduce a Piedimonte Matese una vita dedita alla passione per il teatro. Studia cinema all’Università degli Studi di Roma Tre. Membro di Amici di Pericle, crede che il cosidetto “quarto potere”, in particolar modo televisione e cinema, possa contribuire in modo decisivo ad una nuova consapevolezza civica della comunità.